C’è un po’ quel fatto di essere combattuto tra la felicità di giocare una roba bellissima come Resident Evil 2 (rifatto/ripensato come si deve) e l’amarezza di constatare come uno dei videogiochi che più mi ha preso in questi mesi sia – di fatto – null’altro che roba vecchia. Riciclata con l’oro al posto dell’ottone, ma pur sempre roba vecchia. Sono notoriamente tra chi non si fa grossi problemi a supportare il mercato delle remastered, ché meglio avere un fatto in più da giocare a chi non se l’era sucato all’epoca, piuttosto che uno in meno. Resident Evil 2 non fa comunque parte di questa categoria, perché è una questione a parte. Tuttavia, è proprio il suo essere a metà tra una questione nuova e una vecchia che aggiunge ulteriore forza al ragionamento: Capcom ha dato il via a un nuovo modo di pescare dal cestone del passato, che verrà seguita certamente da altri (Final Fantasy VII potrebbe essere uno dei prossimi esempi) e che rischia di stimolare un po’ troppo i publisher alla pratica della pigrizia.
C’è, insomma, il pericolo che si osi sempre di meno, e – peggio, ancora – che l’onda venga cavalcata anche da chi non avrebbe videogiochi o materiale per pubblicare qualcosa che sia valido tanto quanto Resident Evil 2, un fulgido esempio di come si fanno le cose in maniera appropriata, ma proprio per questo probabile mosca bianca in un mercato che non vorrei si appresti a essere invaso da tante mosche nere.
La voglia di provare cose davvero nuove è potente quanto quella di gustare nuovamente i capolavori del passato con addosso il vestito della festa. È tuttavia sintomatico come l’altro videogioco che più mi sta coinvolgendo in questo periodo sia Apex Legends (l’ennesimo battle royale), e che ciò che installerò a breve sia un altro Far Cry o – più avanti – The Division 2, belli quanto volete ma di certo non forieri di chissà quali freschezze.
Il discorso si può anche allargare, abbracciando l’interezza del settore. Se persino un colosso come Activision Blizzard lascia a casa della gente, forse il continuo insistere sulle “certezze” si sta dimostrando una strategia che ha pagato nel medio/breve periodo, ma che rischia di far danni nel lungo. Nuovi modelli di business si sono affacciati prepotentemente alla finestra nel settore dei videogiochi, e qualcuno che non ha avuto la forza di tenere botta è rimasto al palo.
Il continuo insistere sulle “certezze” si sta dimostrando una strategia che ha pagato nel medio/breve periodo, ma che rischia di far danni nel lungo
Ecco perché – forse – potrebbe essere questo il momento propizio per tirare fuori dal cassetto i progetti abbandonati perché ritenuti troppo rischiosi, e donare loro nuova linfa vitale. Magari non scriteriatamente, bensì ragionando su come i “no, lasciamo perdere” detti in una fase storica diversa da quella che stiamo vivendo possano oggi trasformarsi in un “vabbé, ha senso provarci”. Cari publisher, lasciamo che Resident Evil 2 sia un esempio perfetto per qui pochi di voi che possono permettersi di seguire con giudizio le orme di Capcom, e tuffiamoci invece in una stagione di sperimentazioni. Sia mai che qualcuno di voi peschi dal mazzo impolverato quell’asso pigliatutto che, ormai da troppo tempo, non viene calato sul tavolo verde.