Oggi c’ho un crimine addosso che la metà basta. Per mille motivi, che in fondo non interessano manco a me, figurarsi a voi che leggete. E più o meno potrei chiuderla qui. Però poi penso, come diceva nel suo gergo semplice ma efficace mia madre, a come farmela passare, perché non è che puoi rimanere incazzato a vita. Cerco una risposta, e mi rendo conto che i videogiochi possono rappresentarne una ottima (possono esserlo molte altre cose, ovviamente, ma non divaghiamo).
I poveri e bistrattati videogiochi, sempre più strumento del demonio nelle mani di giovani menti plagiate (vedasi l’ultimo, demenziale articolo su Left) (veramente imbarazzante, ndKikko), possono raccontare storie, immergerti nei loro mondi, coinvolgerti con i loro ritmi forsennati e soddisfare quella impellente voglia di escapismo che, in giornate come questa, sono una delle poche risposte non violente che uno ha voglia di sentire.
E mi rendo conto, mentre le dita scivolano veloci sulla tastiera, che non è solo voglia di fuggire dalla realtà. Non è solo voglia di pensare ad altro, di concentrarsi su storie di altre persone (anche se inventate da qualcun altro), o il piacere di tenere impegnata la mente in meccaniche di gameplay più o meno azzeccate. È tutto questo messo assieme, ma è anche di più. È uno di quei casi in cui il tutto è più della somma delle singole parti. È voglia di farsi avvolgere da una coperta che trasmette un calore familiare, come quella di lana della nonna che non butterai mai via, perché la conosci alla perfezione e sai che ti scalderà sempre.
In giornate come queste, i videogiochi possono essere una bellissima e coloratissima coperta di Linus. Nella nostra chat criminale stanno parlando di Axiom Verge per Switch (che non ho mai avuto il piacere di giocare) e in questo preciso momento l’idea di metterci le mani sopra mi sembra la più intelligente della giornata. Ma non è Axiom Verge. È un megawad del primo DooM. È un episodio di Life is Strange. È un Forza Horizon a caso. È una qualsiasi quest di Destiny 2. Pixel art, fotorealismo, gunplay e metroidvania, mouse e tastiera, gamepad… tutto riesce a essere incredibilmente e assurdamente attrattivo. Mi rendo conto dell’ingenuità di fondo del ragionamento, ma come dicevo all’inizio, oggi è una di quelle giornate storte in cui la luce in fondo al tunnel riesce a essere alimentata solo da questo candore quasi infantile.
Ed è una sensazione bellissima, calda e quasi liberatoria. Come sconfiggere Bracus Zahn in cinque secondi netti.