Quest’oggi ho letto e riletto almeno due o tre volte l’Amaca di Michele Serra, che è uno dei miei appuntamenti quotidiani con il web non appena appoggio le chiappe sulla sedia, ma diversamente dal solito non sono proprio riuscito a venirne a capo. L’ho letta, l’ho riletta, e continuo a non capire se c’è un messaggio di fondo che vuole trasmettere, se ce l’ha con i videogiochi, se ce l’ha solo con Fortnite, o se è incazzato per qualche motivo (di solito lo è, e a buon ragione).

Perché, dunque, se un’azienda accumula enormi profitti grazie alla trasformazione di milioni di persone in ludopatici, clienti tossici asserviti al prodotto quanto i braccianti e gli operai erano asserviti al padrone, a nessuno viene in mente di usare la parola “sfruttamento”?

Non capisco, ripeto, che minchia vuol dire Serra in questo pezzo. Sta dicendo che tutti i giocatori di Fortnite e Apex Legends (però chapeau per averlo scritto correttamente) sono dei rincoglioniti “ludopatici e asserviti al prodotto“? Se così fosse, secondo me abbiamo un problema di percezione di un fenomeno, e di chi vi prende parte (a dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che se di un argomento non ne sai niente, va benissimo anche se non ne scrivi). Oppure Serra vuole definire i due battle royale di cui sopra “giochi violenti“? Anche qui, di fronte all’ignoranza, il silenzio è sempre una buona opzione.

fortnite apex legends

se di un argomento non ne sai niente, va benissimo anche se non ne scrivi

Nella discussione in atto a proposito di videogame violenti come Fortnite, o Apex Legends, di tutto si parla, di etica, di salute, di pedagogia, di neurologia, perfino di diritto di famiglia per via dei divorzi motivati dalla ludopatia. Resta sotteso, come fosse un’ovvietà, l’elemento economico, pure così vistoso, che vede ristrette élite tecnologiche arricchirsi tosando uno sterminato gregge di consumatori compulsivi.

Rubando il loro tempo quanto la fabbrica lo rubava ai proletari dell’evo industriale. I nerd miliardari che indirizzano i gusti (magari anche politici) delle masse, non sono forse l’evidente opposto del sogno orizzontale dei pionieri del web, che volevano tutto a disposizione di tutti? Di fronte ai loro pazzeschi fatturati, quando è che torna in auge il concetto, così chiaro, di sfruttamento dell’uomo sull’uomo?

C’è un passaggio, nell’ultimo passaggio del pezzo, in cui si vocifera del “sogno orizzontale dei pionieri del web“, per cui tutto potesse essere a disposizione di tutti. E non capisco perché giocare a Fortnite sia in qualche modo la negazione di quel sogno. Tutto, oggi, è realmente a disposizione di tutti. Nel bene e nel male, con quello che di negativo e di tossico (ma anche di bellissimo e di arricchente) una situazione del genere si porta appresso. Tutto è così tanto a mia disposizione che posso decidere, liberamente, di giocare a Fortnite oppure – addirittura – di leggere Repubblica.it. Non posso fare tutt’e due le cose contemporaneamente. Il sogno orizzontale di cui straparla Serra si infrange contro la linearità del tempo dell’uomo, che tipicamente viene impiegato in una sola attività alla volta. Non posso giocare ad Apex Legends e leggere l’Amaca, e contemporaneamente leggermi l’ultimo approfondimento del NYT, litigare su Facebook contro i fascisti, pagare le bollette, comprare un aspirapolvere su Amazon e guardarmi un video di Sferaebbasta.

Non posso contemporaneamente giocare a Fortnite e leggere l’Amaca di Serra

fortnite apex legends

Scelgo di fare una sola cosa, e la faccio. In libertà, mi auguro. Tipicamente, scelgo di fare ciò che in quel momento mi aggrada di fare. Mi spiace se questo appare a Serra come il disgregarsi di un sogno, quando in realtà è il suo esatto contrario. Posso scegliere proprio in virtù del fatto che su internet ci sono infinite possibilità. Trent’anni fa, potevo accendere la televisione e scegliere tra sei canali. Che festa.

Poi, boh. Nell’ultima frase Serra si pone il problema di quanto sia prezioso il tempo delle persone (e di riflesso, di come i videogiochi ce lo portino via). Toh. Quindi salta fuori che il tempo sia l’unica, vera valuta che noi consumatori abbiamo, e che le aziende studiano ogni modo possibile per far sì che lo spendiamo sul loro prodotto, videogioco o altro (anche i giornali online, sì), magari guadagnandoci dei soldi. Se è così, beh dai, grazie al cazzo.